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L’export resiste al peso della pandemia

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna, nel quarto trimestre del 2020 nonostante la ripresa della pandemia, le imprese si sono riorganizzate per mantenere elevati livelli di attività e sono riuscite a contenere ulteriormente il calo delle esportazioni rispetto allo stesso trimestre del 2019 (-1,5 per cento), che sono risultate pari a poco più 17.003 milioni di euro e al 13,9 per cento dell’export nazionale. Le vendite all’estero nazionali hanno registrato una flessione lievemente più ampia (-1,8 per cento)

I settori. Il segno rosso ha prevalso solo in poco meno della metà dei macrosettori, ma ancora l’export della moda ha subito un nuovo crollo (-19,4 per cento) peggiore di quello del trimestre precedente. Pesano sul risultato complessivo la flessione delle vendite estere del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature meccaniche (-2,2 per cento), in recupero, e il cedimento di quelle della metallurgia e dei prodotti in metallo (-7,8 per cento), che stentano a riprendersi. In positivo il più ampio contributo è giunto dai mezzi di trasporto che mettono a segno un incremento dell’8,9 per cento, dalle esportazioni dell’industria del tabacco (+33,1 per cento) e da quelle della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro (+7,9 per cento).

Le destinazioni. I risultati ottenuti sui mercati di destinazione hanno risentito della composizione dell’export regionale sui diversi mercati e dell’intensità e con la quale il Covid19 ha colpito in ogni singolo paese nel trimestre. L’Europa, il mercato fondamentale per l’export regionale che ne detta la tendenza, ha accentuato l’andamento negativo (-2,8 per cento), in particolare nell’area dell’euro (-3,2 per cento). In dettaglio, l’export è in ripresa in Germania (+1,5 per cento), ma in più rapida riduzione in Francia (-3,6 per cento) e in Spagna (-13,6 per cento). Inverte la tendenza sui mercati americani (+4,4 per cento) grazie alla forza del mercato statunitense (+7,1 per cento) e all’alleggerimento in America Latina (-0,7 per cento), trainato dal Brasile. Soprattutto aumentano le vendite in Asia, in particolare orientale (+6,6 per cento) con un +22,8 per cento in India e un +17,1 per cento in Cina.

L’anno 2020. Nonostante il pronto recupero nella seconda metà del 2020, l’anno della pandemia globale si chiude con un risultato pesante per le esportazioni dell’Emilia-Romagna diminuite dell’8,2 per cento rispetto al 2019 fino a sfiorare i 61.148 milioni di euro. L’export nazionale è sceso del 9,7 per cento. L’Emilia-Romagna si conferma la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale (14,1 per cento), preceduta dalla Lombardia (26,3 per cento) e seguita dal Veneto (13,8 per cento). Le imprese regionali hanno contenuto i danni al meglio, come il Veneto (-8,2 per cento), mentre la Lombardia ha perso il 10,6 per cento dell’export e il 12,7 per cento il Piemonte.

I settori. Il segno rosso ha prevalso in quasi tutti i macrosettori considerati, ma la pandemia ha avuto effetti estremamente differenziati. Tre settori hanno determinato particolarmente l’andamento negativo. In primo luogo, la caduta dell’11,1 per cento dell’export del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature meccaniche. Quindi il crollo delle esportazioni della moda (-18,4 per cento) dovuto anche al cambiamento delle abitudini di consumo e all’aggravarsi della pandemia che ha contribuito al peggioramento della tendenza nel quarto trimestre. Infine, le vendite estere dell’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo, il settore della sub fornitura regionale, hanno ceduto il 16,6 per cento, la seconda più ampia caduta tra i settori considerati, incapaci di riprendersi nella seconda parte dell’anno con la stessa forza di altri settori. I contributi positivi sono stati marginali e sono giunti dalla tenuta dell’export dell’industria alimentare e delle bevande, dal boom delle vendite estere dei prodotti farmaceutici (+26,5 per cento), avvantaggiatisi dalla pandemia, e da quello delle vendite estere dell’industria del tabacco (+21,8 per cento), che sono arrivate a rappresentare il 2,5 per cento dell’export regionale.

Le destinazioni. Nel complesso del 2020 i risultati ottenuti sui mercati di destinazione sono pressocché ovunque negativi e analoghi su tutti continenti, più contenuti o più pesanti in ogni singolo paese, in funzione dell’intensità della pandemia, delle misure di protezione adottate e della composizione dell’export regionale sui diversi mercati. L’Europa è il mercato principale per l’export regionale (65,6 per cento) e ne determina la tendenza. Qui ha subito una pesante flessione (-8,0 per cento), leggermente più marcata sui mercati dell’Unione e in particolare nell’area dell’euro (-8,6 per cento). In particolare, se l’export ha tenuto meglio in Germania (-5,0 per cento), è caduto in più rapidamente in Francia (-10,3 per cento) ed è crollato in Spagna (-14,6 per cento). Solo le vendite in Turchia sono aumentate (+ 5,7 per cento). La tendenza è analoga nel complesso dei mercati americani (-8,2 per cento), è data dal mercato statunitense (-8,1 per cento) e aggravata dall’America Latina (-10,8 per cento). Ugualmente si è registrato un calo delle esportazioni regionali dell’8,0 per cento sui mercati asiatici, che hanno subito un vero crollo su quelli del Medio Oriente (-16,7 per cento) e dell’Asia centrale (-16,4 per cento), mentre in Asia orientale hanno contenuto la tendenza (-3,5), in particolare grazie alla ripresa del mercato cinese nella seconda metà dell’anno (-4,4 per cento) e alla crescita del 2,8 per cento realizzata in Giappone.

 



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