BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – La Commissione europea ha presentato i suoi pareri sulla domanda di adesione all’UE presentata da Ucraina, Georgia e Repubblica di Moldova su invito del Consiglio. I pareri odierni si basano sulla valutazione della Commissione alla luce delle tre serie di criteri per l’adesione all’UE concordati dal Consiglio europeo: criteri politici, criteri economici e capacità del paese di assumersi gli obblighi derivanti dall’adesione all’UE. I pareri tengono conto anche degli sforzi dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia nell’attuazione degli obblighi derivanti dagli accordi di associazione, comprese le zone di libero scambio globale e approfondito (DCFTA). La Commissione europea ha riscontrato che l’Ucraina nel complesso è a buon punto per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze.
Ha dimostrato una notevole resilienza nei confronti della stabilità macroeconomica e finanziaria, pur avendo bisogno di portare avanti ambiziose riforme economiche strutturali; si è gradualmente avvicinata a elementi sostanziali dell’UE in molti settori. Su questa base, la Commissione raccomanda che “all’Ucraina sia data la prospettiva di diventare un membro dell’Unione europea”. Dovrebbe essere concesso lo status di candidato a condizione che vengano prese misure in un certo numero di aree. “Ucraina, Moldova e Georgia condividono la forte e legittima aspirazione di entrare nell’Unione Europea. Oggi stiamo inviando loro un chiaro segnale di sostegno alle loro aspirazioni, anche in circostanze difficili – ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea -. E lo facciamo restando saldi sui nostri valori e standard europei, definendo il percorso che devono seguire per entrare a far parte dell’UE. I pareri della Commissione segnano un punto di svolta nelle nostre relazioni. In effetti, questo è un giorno storico per il popolo di Ucraina, Moldova e Georgia. Confermiamo che appartengono, a tempo debito, all’Unione Europea. I prossimi passi sono ora nelle mani dei nostri Stati membri”.
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